È questione di ascolto…

16 Mag

“Per una buona comunicazione si parte prima di tutto dall’ascolto“, così si dice.

farfalle

Anche per poter parlare e pronunciare correttamente una lingua, è necessario innanzitutto ascoltare.

Anche la traduzione può essere intesa come un processo comunicativo che percorre diverse fasi; una di queste, azzarderei dire, la prima in assoluto, è l’ascolto. Qualcuno potrebbe ribattere: No, è la lettura! Come fai ad ascoltare un testo che è scritto?! E non potrei biasimarlo. Ma credo che tra ascolto e lettura cambi solo il canale di trasmissione del messaggio che generalmente conduce, in seguito a un’estrema elaborazione cerebrale dei dati ricevuti, a una presupposta comprensione del messaggio o testo stesso.

Il primo passo che dovrebbe fare un traduttore è ascoltare appunto il testo, ascoltare la voce dell’autore, e per farlo deve prestare attenzione al tono, al ritmo e anche ai silenzi; assimilarli, “digerirli” cercando di inferire le sue intenzioni, la sua idea, per restituire il tutto in un’altra lingua rispettando contemporaneamente il testo e quello che vuole dirci, in altre parole rispettandone la forma e il contenuto originali.

Qualche anno fa mi è capitato di andare al Salone del Libro di Torino con l’intenzione di assistere agli incontri de L’Autore invisibile, una serie di seminari sulla traduzione letteraria curati da Ilide Carmignani, (uno strano senso di malinconia mi prende al nominarla, in quanto è stata la mia insegnante di laboratorio di Traduzione dallo spagnolo durante i miei ultimi due anni di università a Pisa e le devo molto), e di partecipare a quello di Rossella Bernascone, traduttrice professionista di molti autori tra cui Shakespeare, Carter, Marcus, Keats. Ora non ricordo esattamente come si intitolava il seminario, molto probabilmente Psicologia della Traduzione, ma ricordo bene lei e quello che mi ha lasciato. Oltre a una splendida cartolina-ricordo, che ha regalato a ognuno dei partecipanti all’incontro, al termine di un inaspettato esercizio di ascolto, e che tuttora conservo gelosamente nella mia agenda, la cosa che più mi ha sorpreso è stato il suo coraggio nell’aver messo da parte l’attività traduttiva, ritagliando per quella solo alcuni momenti del suo tempo libero, per riprendere gli studi, in Psicologia, e dedicarsi ad un’altra attività che apparentemente non ha nulla a che vedere con la traduzione: il counseling. Dico apparentemente perché, invece, anche qui l’ascolto è di nuovo l’elemento fondamentale.

L’esercizio di gruppo consisteva nel scegliere individualmente una cartolina dal mazzo che ci aveva messo a disposizione; sistemarci a coppie e commentare con il nostro partner i motivi della nostra scelta. Una volta ascoltate anche le ragioni dell’altro, a turno dovevamo esporle davanti a tutti cercando di riprodurle e interpretarle, rispettando la stessa voce del nostro interlocutore.

Sia Ilide, che Rossella in quell’unica occasione, sono riuscite a trasmettermi la loro passione per la traduzione letteraria, una passione che intendo portare avanti, che intendo coltivare non solo attraverso lo studio, che comunque ritengo essenziale, ma anche attraverso incontri, nuove esperienze con la voglia di imparare sempre cose nuove senza arrendermi di fronte a quest’impresa che risulta alquanto ardua…

Lascia un commento